I media stravolgono ma gli esperti imparino a comunicare

Un’intervista ad Antonella Viola sul Corriere della Sera (edizione veneta) del 20 gennaio 2023 ha innescato una reazione a catena di proteste, precisazioni, controrisposte, attacchi e difese esemplari delle dinamiche correnti della comunicazione. Se poi l’argomento è il danno associato al bere (e del vino in particolare), si può star certi che ogni parola sarà soppesata, valutata, criticata con il bilancino del farmacista in una mano e un fucile a canne mozze nell’altra. Si aggiunga che se i contendenti fanno parte della schiera dei virologi oramai arruolati permanentemente nella girandola televisiva che da tre anni (spesso meritoriamente) fa il punto sulla pandemia, l’attenzione mediatica si impenna in modo esponenziale. Quanto segue è una cronaca senza commento da giornali e siti dell’ultimo fine settimana.

Il fuoco alle polveri lo dà Viola venerdì 20 gennaio. Dopo aver ribadito con l’OMS che c’è una relazione dimostrata tra alcol e una serie di tumori, alla domanda se causa anche danni cerebrali risponde: “Sì, studi recenti hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino al giorno possono alterarle. Insomma, chi beve ha il cervello più piccolo”.

Lopalco sul Corriere del Mezzogiorno on line del 21 gennaio ribadisce che Viola ha confermato ciò che l’OMS dice da tempo: nessuna dose è sicura. Ma poche righe dopo afferma: “Si può ragionare di quanto aumenti il rischio dell’insorgenza del tumore, se l’assunzione di alcol viene associata ad altri fattori di rischio. Per esempio il fumo, la vita sedentaria, l’alimentazione scorretta e altre abitudini dannose. Si capisce: è la somma dei vari fattori che determina il risultato del rischio complessivo. E conta anche la quantità”.

Ma intanto l’intervista a Viola rimbalza su giornali e siti e mette in allarme non solo i produttori – e fin qui nulla di strano – ma anche i medici “compatibilisti” (guarda caso particolarmente numerosi in Veneto). Tra questi Fernando Bozza ex direttore della Senologia dello IOV, controreplica: Anche troppi zuccheri fanno male, siamo d’accordissimo… ma le cose vanno chiarite. Passare il messaggio che bere un bicchiere di vino in modo saltuario sia rischioso e aumenti il rischio pone il focus su un singolo aspettoquando i fattori di rischio sono quasi sempre combinati: età, predisposizione familiare, obesità, attività fisica, sono tanti e agiscono tutti insieme. E su tenori analoghi anche il cardiologo Claudio Bilato, dell’ospedale di Arzignano (Vicenza): Ben diverso è se si bevono due bicchieri al compleanno, al ristorante o all’aperitivo settimanale con gli amici. L’approccio deve per forza essere olistico. C’è la sostanza in sé ma anche la situazione. La privazione assoluta di un piacere probabilmente è peggiore che assumerlo in quantità modeste (Corriere del Veneto, 21 gennaio). A cui si unisce Fabio Farinati primario di Gastroenterologia dell’Ateneo patavino (incidentalmente lo stesso di Viola): “Purtroppo in Europa il 25 per cento della popolazione ha problematiche importanti al fegato legate all’obesità, al diabete … ci sono approcci più o meno restrittivi ma un consumo sporadico in una persona che fa attività fisica, non è sovrappeso e non ha altre problematiche non ha nessun effetto sfavorevole, anche se va tenuto conto, questo sì, che la donna deve fare più attenzioneper una minore capacità di assorbimento. Ma si sa che le scintille frequentemente danno origine a grandi incendi. Sulla Stampa di domenica 22 gennaio (“Vi spiego perché un aperitivo vi accorcia la vita”) Viola, dopo aver ricordato che la molecola dell’alcol etilico è potenzialmente cancerogena a qualsiasi dose, insiste e ribadisce: “Solo per citare un recente lavoro pubblicato sulla rivista Nature Communications, i ricercatori hanno dimostrato in maniera molto solida che le persone che bevono da uno a due bicchieri di bevande alcoliche al giorno hanno un volume del cervello inferiore e presentano visibili alterazioni strutturali rispetto a chi non beve mai. Quindi anche un consumo moderato danneggia il cervello, non solo l’abuso(ma non avevamo letto che piccole dosi proteggono dall’Alzheimer?).

Nel botta e risposta dei giornali si sono inseriti anche i giornalisti, specie se di grido e di sicura appartenenza alla schiera dei bon vivants. Cosi Vittorio Feltri (Libero, 21 gennaio) ci regala qualche indimenticabile affermazione: “il vino buono non è un veleno, ma un toccasana, come dimostra il fatto che molti centenari italiani sorseggiano gai un po’ di bianco e un po’ di rosso senza dare retta alla menagramo docente all’Ateneo di Padova dove, per altro, chi non beve peste lo colga”.  Uno con le idee chiare e senza mezze misure…

Buon ultimo, ma questa volta su Instagram, un altro virologo star, Marco Bassetti di Genova, dice la sua accanto ad una foto che lo raffigura nei panni del perfetto connaisseur in camicia (non camice…) bianca e bicchiere di rosso sapientemente esibito in primo piano: il suo [della Viola] è un messaggio corretto dato nella maniera sbagliata. Credo che sia giusto dire alle persone che non bisogna esagerare, che il vino può far male quando si usano delle grandi quantità». E conclude parlando della collega: “Ha raggiunto livelli di scienza elevatissimi. Inarrivabili per chi ama il vino. Cin Cin!”

Ce n’è davvero per tutti. E per tutti i gusti. E per tutti i palati. Mi chiedo che impressiona ne tragga il comune lettore che vorrebbe capire di più. Tralasciamo ogni commento sul merito. Ma sconcerta registrare come la comunità scientifica, e quella medica in particolare, una volta raggiunto il palcoscenico dei media generalisti perda spesso la bussola e non si renda conto dell’uso distorto a cui espongono le proprie affermazioni. Allarmisti e compatibilisti si mettano nei panni di chi deve recepire il messaggio e facciano lo sforzo di esporre i pro e contro con precisione limitandosi alle cose che conoscono davvero, distinguendo il certo dal probabile e il possibile dal necessario. Un lettore interessato davvero al tema preferirà un onesto “non so” o “non mi sembra” argomentati a dei sì o dei no apodittici. La buona scienza si fa strada con il fioretto non con la clava. Tutto il resto è un di più che verrà utilizzato male.

Diranno che è il sistema dei media ad incoraggiare polemiche pretestuose e favorire i fraintendimenti. Sarà. Ma quando il richiamo della notorietà e le lusinghe del proprio nome nei titoli si fanno sentire, risuona sempre l’indimenticabile invito del Don Giovanni mozartiano: “Venite tutti avanti, graziose mascherette… é aperto a tutti quanti…viva la libertà!” (Mozart, Don Giovanni – Secondo atto).